vik.it

Films di e con Orson Welles

Quarto potere
Un film di Orson Welles con Everett Sloane, Paul Stewart, Joseph Cotten, Alan Ladd, Agnes Moorehead, George Coulouris, Orson Welles, Ray Collins, Ruth Warrick, Dorothy Comingore, Fortunio Bonanova, Erskine Sanford, William Alland, Gus Schilling, Philip Van Zandt, Georgia Backus, Harry Shannon. Genere Drammatico produzione USA, 1941 Durata 120 minuti circa.
È tutto vero
Un film di Orson Welles con Orson Welles, Richard Wilson, Herivelto Martins, Grande Otelho. Genere Documentario produzione , 1942 Durata 87 minuti circa.
Lo straniero
Un film di Orson Welles con Loretta Young, Edward G. Robinson, Orson Welles. Genere Drammatico produzione USA, 1946 Durata 95 minuti circa.
La signora di Shangai
Un film di Orson Welles con Everett Sloane, Rita Hayworth, Orson Welles. Genere Drammatico produzione USA, 1947 Durata 87 minuti circa.
Macbeth
Un film di Orson Welles con Dan O'Herlihy, Roddy McDowall, Orson Welles, Jeanette Nolan. Genere Drammatico produzione USA, 1948 Durata 105 minuti circa.
Il terzo uomo
Un film di Carol Reed con Joseph Cotten, Trevor Howard, Alida Valli, Bernard Lee, Orson Welles, Paul Hörbiger, Ernst Deutsch, Siegfried Breuer, Erich Ponto, Wilfrid Hyde-White, Hedwig Bleibtreu. Genere Spionaggio produzione Gran Bretagna, 1949 Durata 104 minuti circa.
Otello
Un film di Orson Welles con Fay Compton, Orson Welles, Suzanne Cloutier, Michael McLiammoir, Robert Cook, Doris Dowling, Robert Coote, Hilton Edwards, Joseph Cotten, Joan Fontaine. Genere Drammatico produzione USA, Francia, 1951 Durata 91 minuti circa.
Rapporto confidenziale
Un film di Orson Welles con Michael Redgrave, Akim Tamiroff, Mischa Auer, Patricia Medina, Orson Welles, Katina Paxinou. Genere Drammatico produzione USA, 1955 Durata 99 minuti circa.
Moby Dick, la balena bianca
Un film di John Huston con Gregory Peck, Edric Connor, Leo Genn, Harry Andrews, Richard Basehart, Orson Welles. Genere Drammatico produzione USA, 1956 Durata 116 minuti circa.
L'infernale Quinlan
Un film di Orson Welles con Janet Leigh, Charlton Heston, Marlene Dietrich, Orson Welles, Joseph Calleia. Genere Poliziesco produzione USA, 1958 Durata 93 minuti circa.
Il processo
Un film di Orson Welles con Anthony Perkins, Elsa Martinelli, Jeanne Moreau, Orson Welles, Romy Schneider, Arnoldo Foà. Genere Drammatico produzione Francia, Italia, 1962 Durata 120 minuti circa.
Don Chisciotte
Un film di Orson Welles con Francisco Reiguera, Orson Welles, Akim Tamiroff, Patricia McCormack. Genere Drammatico produzione USA, 1964 Durata 170 minuti circa.
Falstaff
Un film di Orson Welles con Jeanne Moreau, John Gielgud, Marina Vlady, Margaret Rutherford, Orson Welles. Genere Drammatico produzione Spagna, Svizzera, 1966 Durata 119 minuti circa.
Storia immortale
Un film di Orson Welles con Jeanne Moreau, Roger Coggio, Orson Welles. Genere Drammatico produzione Francia, 1968 Durata 58 minuti circa.
Waterloo
Un film di Sergei Fyodorovich Bondarchuk con Rod Steiger, Andrea Checchi, Ivo Garrani, Christopher Plummer, Jack Hawkins, Orson Welles, Gianni Garko, Veronica De Laurentiis, Franco Fantasia, Attilio Severini, Charles Borromel, Orazio Orlando, Charles Millot, Michael Wilding, Rupert Davies, Virginia McKenna, Donald Donnelly, Philippe Forquet, Terence Alexander. Genere Storico produzione Italia, URSS, 1970 Durata 136 minuti circa.
 

 

 

Nome: George Orson Wells
Data e luogo di nascita: 6 Maggio 1915, Kenosha, Wisconsin, USA
Data e luogo di morte: 10 Ottobre 1985, Hollywood, California, USA

Welles dimostra fin dall’infanzia le caratteristiche del genio precoce: esordisce in teatro a soli sedici anni e a ventitrè sovverte le convenzioni portando in scena una versione del “Giulio Cesare” in abiti moderni. Sempre nel 1938 sconvolge gli Stati Uniti con una trasmissione radiofonica nel corso della quale fa credere alla nazione di trasmettere in diretta l’invasione della terra da parte dei marziani. Il fatto verrà in seguito amplificato, tanto che si parlò di psicosi collettiva e panico di massa, ma in ogni caso l’episodio dimostrò in maniera inequivocabile la sconcertante potenza dei mass media, in grado di imporre qualsiasi verità. La natura moderna del potere insieme al ruolo che in questo giocano i mezzi di comunicazione di massa, e il rapporto ambiguo che si stabilisce fra menzogna e verità, sono due temi destinati a percorrere trasversalmente quasi tutta l’opera di Welles. Lo dimostra già il suo esordio cinematografico, avvenuto nel 1941 dopo che gli è riuscito di firmare con una grande casa hollywoodiana un contratto che gli riconosceva la massima libertà su ogni momento della realizzazione del film. La pellicola in questione è Quarto potere, racconto esemplare dell’ascesa travolgente e del lento declino di un magnate della stampa, descritta seguendo i ricordi di cinque persone che lo conoscevano bene. Ne vengono fuori cinque quadri diversi, che tracciano differenti contorni di un uomo che appare al tempo stesso egoista e disinteressato, idealista e imbroglione, grande e mediocre. É solo al pubblico che viene rimesso il giudizio definitivo. Per la prima volta cioè il cinema americano si poneva davanti ad un personaggio dai contorni non definiti, né buono né cattivo, rispetto al quale non era possibile distinguere l’apparenza dalla realtà. Ed è proprio questo uno dei poteri più forti dell’informazione che il protagonista gestisce: quello di spingere le persone verso convinzioni non sostenute dai fatti bensì da suggestioni sapientemente trasmesse. Il potere cioè, come ripete sempre il protagonista, di “far pensare alla gente solo quello che io voglio che pensi”.
Malgrado si tratti di un’opera destinata a rivoluzionare la grammatica cinematografica, subito dopo la sua realizzazione Welles viene licenziato e non può terminare due pellicole alle quali stava lavorando: É tutto vero e Terrore sul Mar Nero, che inaugurano la serie dei progetti travagliati che lo accompagneranno per tutta la carriera. Nel 1942 riesce a girare L’orgoglio degli Amberson, altro capolavoro sul trapasso della società dalla condizione agricola a quella industriale realizzato con uno stile completamente diverso dal precedente, caratterizzato da un impianto classico e un uso meno traumatico di inquadrature particolari. Il film, comunque, viene a tal punto manipolato dai produttori che Welles decide di disconoscerlo.
Inspiegabilmente, negli anni successivi, accetta di realizzare due pellicole modeste, quali Lo straniero (1946) e La signora di Shangai (1948). Le sue esigenze di autore tuttavia non gli consente di sottomettersi alle ragioni di Hollywood e così inizia a dedicarsi a progetti personali di propria produzione, il primo dei quali è una versione di Macbeth (1948) girata in interni e con pochissimi capitali, ma originale per la sua ambientazione barbarica che, seppur fedele alla tragedia, appare molto distante dalla convenzione teatrale. Nei quattro anni successivi Welles lavora molto come attore al fine di procurarsi i fondi per una straordinaria versione di Otello, che risulta omogenea nonostante venga girata nel corso di quattro anni, tra Italia e Marocco. Ma le difficoltà finanziarie non sono finite: anche per il successivo Rapporto confidenziale (1955), che realizza tra Spagna e Francia con capitali di fortuna, faticherà molto a trovare un produttore. La pellicola analizza ancora il potere, questa volta disegnato come un'entità perversa, sfuggente e affascinante, che si intravede nel corso di una tesissima investigazione, all’interno della quale Welles osserva il punto di vista di tutti i testimoni, con uno sguardo oggettivo che, ponendo gli attori su un piano paritario, contravviene ad una regola di Hollywood che vuole distinzioni narrative per facilitare l’identificazione dello spettatore. Successivamente il regista statunitense inizia a girare una versione del Don Chisciotte che non riuscirà mai a portare a termine.
Con le due pellicole seguenti torna di nuovo a descrivere i meccanismi del potere, prima con un noir di ambientazione sudista, L’infernale Quinlan (1958), nel quale il Male viene visto come il frutto di una scelta volontaria, una sorta di vendetta dell'uomo contro un mondo ingiusto e incapace di mantenere ordine e armonia, poi con Il processo (1962), inquietante versione del romanzo di Kafka, stravolto nella forma e nella sostanza. Le variazioni apportate da Welles al romanzo sono funzionali a descrivere l'esperienza di un uomo contemporaneo, al quale si svela l’orrore e il vuoto della rigida e coercitiva struttura sociale di cui egli stesso è parte integrante. É a partire da questo momento che si comincia a intravedere nell'opera di Welles il segno di una sconfitta, di una solitudine che corre parallela alle sue difficoltà nel girare film. Le peripezie produttive infatti continuano, testimoniate dal fatto che L’infernale Quinlan esce in una versione rimaneggiata per il circuito minore e Il processo vede la luce solo grazie ad una produzione yugoslava. E così, il senso di sconfitta prende maggior corpo in Campane a mezzanotte (1966), versione originalissima del “Falstaff” shakespeariano realizzata in Spagna. Il Falstaff di Welles, infatti, è il predicatore di un umanesimo destinato alla sconfitta, che diventa tanto più triste in quanto vissuto da un personaggio consapevole di andare contro un potere inattaccabile, di esser privo di eredi e quindi destinato a rimanere fuori dalla Storia.
In seguito, altri due progetti, L’oceano e L’altra faccia del vento, verranno abbandonati. Questo non gli impedisce di realizzare ancora due "manifesti" della propria ideologia d’artista. F come falso (1975), è un film di basso costo con cui Welles sostiene che il rapporto arte-vita è menzognero, che il cinema, come ogni arte, è una grande illusione che non serve a decifrare la realtà, ma semmai a complicarla con trucchi e specchi. Si tratta in fondo dell'accettazione, da parte di Welles, del proprio fallimento artistico che lo conduce a prendere le distanze dalla sua opera che considera ormai priva di una vera funzione sociale. Un'ammisione triste, anche se celata dietro uno schermo ironico, presente anche in Filmando Otello (1978), un documentario in cui l’ormai anziano regista ripercorre le tappe della propria carriera di attore shakespeariano dimostrando che tutta la sua opera poggiava su solide concezioni critico-programmatiche e su una raffinatissima cultura.
L’importanza di Welles non è solo legata alla sua figura di artista straordinario; egli è anche uno dei pochi autori che hanno dimostrato a Hollywood, che un regista è un artista capace di esprimersi liberamente a dispetto dell’industria e del pubblico.